Scritta da Isabella Aguilar e distribuita da Netflix nel settembre 2021, la serie italiana “Luna Park” ruota attorno alla storia di Nora e Rosa, due sorelle che, separate alla nascita, si rincontrano e decidono di indagare sul loro passato. Televisori appena acquistati, poster de “La dolce vita”, Vespe colorate e una fedele riproduzione de “Il musichiere” non lasciano dubbi sull’ambientazione della serie: l’Italia degli anni Sessanta.
Emerge così quel sentimento di nostalgia, spesso presente nelle produzioni Netflix, che secondo Mareike Jenner “è basato su una rete di riferimenti intertestuali alla cultura popolare del passato, più che sul passato stesso”. Rappresentazioni nostalgiche come questa impediscono agli spettatori di guardare al passato con occhio critico, generando quindi un problema di depoliticizzazione. Nonostante questo, però, Jenner afferma che “l’uso di significanti nostalgici aiuta a costruire spazi alternativi in cui negoziare la politica contemporanea” [1], un concetto simile a quello di “spazio fantastico femminista” proposto da Elana Levine e citato da Elizabeth Alsop nella sua analisi di sei serie tv distribuite tra il 2013 e il 2018[2]. Secondo Alsop, i contesti ostili che fanno da sfondo a queste serie mettono in risalto i legami tra donne: legami di alleanza più che di sorellanza perché innescati non dall’affinità tra le protagoniste, ma da una condivisa lotta per la sopravvivenza che, all’interno un ambiente etero-patriarcale, celebra l’intersezionalità superando differenze di etnia e classe. Lungi dall’essere giudicato come eccesso di sentimentalismo, il trionfo delle donne equivale alla loro sopravvivenza, ed è piuttosto un modo ben preciso di rovesciare le gerarchie maschiliste che da sempre dominano la televisione di qualità. Alsop afferma infatti che “gli happy-ending offerti dalle serie tv sono concepiti per una fascia di popolazione ben definita e femminile”.
Partendo dalle riflessioni di Jenner, il contesto storico in cui è ambientato “Luna Park” potrebbe costituire uno spazio in cui discutere questioni contemporanee: che la principale di tali questioni sia il consolidamento di un’alleanza al femminile, poi, permette di inserire la serie nella cornice teorica di Alsop. Nonostante siano sorelle di sangue, infatti, Nora e Rosa sono cresciute da estranee in due contesti sociali agli antipodi. Di famiglia benestante, Rosa frequenta l’università e legge Henry Miller. È probabile che “Il tropico del cancro” abbia suscitato in lei un desiderio di cambiamento, forgiando il suo rivoluzionario ideale di donna e la sua personalità ribelle, quasi insolente. Al contrario, le relazioni di Nora con il padre, la nonna ed alcuni amici di famiglia si sviluppano da sempre all’interno del luna park e, avendo un ruolo fondamentale nella vita della protagonista, devono essere protette dal mondo esterno, minaccia di consumismo e lotte politiche. Il motivo per cui Nora e Rosa, inizialmente poco in sintonia, cominciano ad andare d’accordo non è il legame di sangue: piuttosto, ritrovare tale legame dopo tanti anni è il successo della loro alleanza contro chi le aveva separate (d’altronde, di stampo filo-fascista, il padre di Rosa è il principale responsabile del complotto). Le protagoniste devono inoltre pensare in modo intersezionale, costrette ad accettare che le rispettive esperienze passate condizioneranno in modo diverso la scoperta della loro parentela. A questo proposito, bisogna ricordare che la lotta per la verità portata avanti da Nora e Rosa coinvolge inevitabilmente altre figure femminili: Miranda (la nonna di Nora), Stella, sua figlia ormai defunta e Lucia, la madre di Rosa. Anche grazie alla complicità di Miranda, Nora è convinta che Stella sia la sua vera madre: una volta scoperta la verità, deve quindi mettere in discussione il ricordo di Stella ed affrontare le giustificazioni di Miranda, tra cui il forte desiderio di Stella di diventare madre dopo due aborti. Dal suo canto, Lucia non ha mai smesso di cercare la figlia scomparsa e dopo l’incontro con Nora cerca di fare del suo meglio per stabilire una normale relazione madre-figlia. Appare quindi evidente che “Luna Park” sia molto più che un mistero da svelare: mentre le protagoniste lottano per consolidare un legame, i legami familiari femminili devono essere negoziati a livello intergenerazionale.
Tuttavia, l’analisi di circa 500 commenti sotto i post ufficiali di “Luna Park” caricati su YouTube e Instagram mostra che la principale preoccupazione degli utenti era lo sviluppo narrativo della trama e la rivelazione del mistero già dal primo episodio. Mentre questo atteggiamento è stato condiviso anche dalla critica[3], la rappresentazione articolata dei legami al femminile sembra invece essere passata inosservata. Nonostante le giovani ragazze si appassionino sempre di più alle rappresentazioni delle coetanee e dei loro legami[4], tra il più ampio pubblico dei social media e la critica si può ancora percepire una sorta di insensibilità verso il tema. C’è da dire, però, che il successo de “L’amica geniale” mostra una certa discrepanza tra i prodotti derivanti dalla cultura alta (come nel caso dei romanzi di Elena Ferrante) e le produzioni Netflix mainstream. Tuttavia, visti gli obiettivi commerciali delle varie piattaforme di streaming, sarebbe di vitale importanza analizzare ciò che tali prodotti possono dare al loro principale pubblico target, ossia i giovani e le giovani. Nel caso di “Luna Park”, e secondo il ragionamento di Alsop, le gerarchie etero-patriarcali proprie della televisione di qualità possono essere considerate una delle principali cause per l’insensibilità verso la rappresentazione dei legami femminili sullo schermo.
[1] Jenner si occupa di “Sex Education” citando il concetto, introdotto da Horeck, dell’ambientazione della serie come spazio inclusivo per la comunità LGBTQA+. Cfr: Jenner, M. (2021). Netflix, nostalgia and transnational television. Journal of Popular Television, 9(3), 301-305. DOI: https://doi.org/10.1386/jptv_00058_1 Mia traduzione.
[2] Alsop prende in analisi “Big Little Lies/Piccole grandi bugie”, “GLOW”, “Claws”, “Top of the Lake/Il mistero del lago”, “Dietland” e “Orange is the New Black”. Cfr: Alsop, E. (2019). Sorority flow: the rhetoric of sisterhood in post-network television. Feminist Media Studies, 19(7), 1026-1042. DOI: 10.1080/14680777.2019.1667066 Mia traduzione
[3] Lindy Hop, “Tutto quello che non funziona in Luna Park”, Rolling Stone, October 2021 (https://www.rollingstone.it/tv/tutto-quello-che-non-funziona-in-luna-park/586712/#Mystery); Claudio Pizzigallo, “Luna Park, la serie tv italiana merita davvero di essere vista?”, Today, October 2021 (https://www.today.it/media/serie-tv/luna-park-serie-tv-netflix-recensione.html)
[4] In Baby, Isabella Aguilar aveva già portato sullo schermo due protagoniste femminili: la loro amicizia si è rivelata essere l’aspetto più apprezzato dal giovane pubblico femminile, mentre la “glamorizzazione” della prostituzione, evidenziata dalla critica, è passata in secondo piano. Cfr: ExeTalks, Prof. Danielle Hipkins, Modern Languages and Cultures (https://www.youtube.com/watch?v=xcUpb77YXIU).